Digitalizzazione e imprese: a che punto siamo e quali i trend del 2023

Digitalizzazione e imprese: a che punto siamo e quali i trend del 2023

 

La pandemia prima, la guerra russo-ucraina dopo, l’immigrazione, l’inflazione e i rincari hanno posto l’attenzione di media, istituzioni e cittadini principalmente sugli effetti di questi fattori sull’economia e sulla società. Tuttavia, non va dimenticato che la crescita economica di un paese dipende anche dall’innovazione e quindi rimane cruciale per le imprese italiane continuare il processo di digitalizzazione avviato in questi ultimi anni.

La digitalizzazione implica la trasformazione dei modi di organizzare e gestire il lavoro e i processi aziendali tramite l’adozione di strumenti e tecnologie digitali in grado di rendere più efficienti i flussi di lavoro.

Fino al 2019, l’Italia era notoriamente indietro rispetto ad altri Paesi in termini di digitalizzazione delle aziende. Secondo il “Rapporto annuale 2019 – La situazione del Paese” pubblicato dall’Istat, l’80% delle imprese italiane, principalmente di piccole dimensioni, presentava un basso livello di digitalizzazione. Solo il 15,9% mostrava un orientamento verso il Web e la diffusione dei servizi digitali tramite internet, mentre solo il 4,7% delle imprese aveva implementato un processo significativo di digitalizzazione.

 

Un’indagine CRIBIS, società che dispone del più ampio patrimonio informativo sul 100% delle aziende italiane, ha analizzato la digital attitude delle aziende italiane, attribuendo uno score in grado di individuare quali sono i comparti più digitalizzati e quali quelli con maggiore ritardo.

Tra i settori in cui la percentuale maggiore di aziende dimostra di avere uno score di digital attitude alto troviamo: agenzie immobiliari, hotel e naturalmente sviluppo software.
Innovare richiede investimenti importanti, infatti sono le società di capitali quelle che vantano una maggiore digital attitude: società di capitali 72,8%, società di persone 16,7%, impresa individuale 10,5%.

 

La risalita dell’Italia nel ranking DESI

L’Italia occupa il 18º posto nel ranking della digitalizzazione generale tra i 27 paesi membri dell’Unione Europea, secondo l’indice DESI (Digital economy and society index) del 2021, era al 25º posto nel 2020. Gli indicatori DESI analizzano quattro principali fattori:

  1. capitale umano (competenze di utilizzo e di sviluppo),
  2. connettività (stato della banda larga e accessibilità),
  3. integrazione delle tecnologie digitali (digitalizzazione in azienda, e-Commerce),
  4. servizi pubblici digitali (e-Government).

Per i primi due punti l’Italia non supera in modo soddisfacente i valori minimi. Il paese presenta un basso numero di persone con competenze e capacità nell’utilizzo delle nuove tecnologie, e la situazione è aggravata dalla scarsa presenza di connessioni ultra larghe, che nel 2019 coprivano solo il 13% del territorio.

 

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Digitalizzazione delle imprese e della PA a buon punto

Il nostro paese invece si colloca nella TOP 10 per la digitalizzazione delle imprese, superando la media europea.

Tutte le PMI italiane hanno almeno un livello di digitalizzazione fondamentale, che supera di almeno il 10% la media europea. Inoltre, quasi tutte le imprese utilizzano la fatturazione elettronica e un sistema cloud. Si riscontrano invece punti deboli nello sviluppo dell’intelligenza artificiale e nell’utilizzo dei Big Data. Anche lo sviluppo dell’e-commerce e l’uso delle tecnologie dell’informazione e della comunicazione (ICT) per la sostenibilità ambientale sono al di sotto della media.

 

Per quanto riguarda la digitalizzazione delle Pubbliche Amministrazioni, l’Italia con il suo 18º posto raggiunge un punteggio medio rispetto agli altri paesi europei. Tuttavia, l’offerta complessiva dei servizi pubblici digitali e la disponibilità di moduli precompilati rimangono al di sotto della media. Solo il 57% dei comuni italiani ha un canale di comunicazione digitale con i cittadini.

 

Il digitale come leva di crescita del capitale umano

Nonostante ciò, ci sono alcuni aspetti positivi riguardanti l’introduzione del digitale in Italia.

Uno di questi è la diffusione dello smart working nel settore pubblico, che dovrebbe favorire l’apprendimento dei sistemi informatici e l’aumento del capitale umano.

Nelle PA, il 50% dei dipendenti svolge il lavoro in modalità agile, il che richiede l’acquisizione di nuove competenze e l’adozione di nuove soluzioni informatiche per garantire un lavoro funzionale anche a distanza.

Anche nel campo della Sanità Digitale sono stati compiuti progressi significativi. L’uso di portali per la gestione delle certificazioni e dei referti medici ha semplificato la vita dei cittadini, eliminando lunghe file e spostamenti verso le strutture sanitarie.

Alcuni dei servizi sanitari digitali più rilevanti includono la tessera sanitaria, le ricette digitali, il centro unico di prenotazione (CUP), la telemedicina, la digitalizzazione delle cartelle cliniche e il fascicolo sanitario elettronico (in fase di definizione).

Infine, va menzionato il servizio SPID (Sistema Pubblico di Identità Digitale) e l’identità digitale, che privati e pubbliche amministrazioni stanno continuando a utilizzare. Questo servizio consente ai cittadini di comunicare direttamente con le pubbliche amministrazioni e accedere a molteplici servizi, pubblici e privati, anche tramite smartphone.

 

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La spinta del PNRR e del Nuovo Piano Nazionale Transizione 4.0

Dopo la Pandemia, la Digital Transformation nel nostro Paese ha subito una necessaria accelerazione grazie al Piano Nazionale Ripresa e Resilienza (PNRR), che ha stanziato 49 miliardi di euro per la digitalizzazione, l’innovazione, il turismo e la competitività a favore di imprese del settore pubblico e privato.

 

Quali sono quindi i benefici della digitalizzazione per le imprese?

La digitalizzazione delle imprese aiuta a rendere le aziende più competitive, efficienti e sostenibili. Grazie a questo processo, un’azienda può ridurre i costi di produzione, degli spazi fisici (ad esempio, affitto di uffici o sale riunioni) e il tempo necessario per raggiungere gli obiettivi aziendali.

Il Nuovo Piano Nazionale Transizione 4.0 estende gli incentivi a diverse tipologie di aziende. Sono previsti dei crediti fiscali che dipendono dagli investimenti specifici effettuati da ciascuna impresa nella digitalizzazione. Questi crediti possono essere compensati con altri debiti fiscali o contributivi.

Inoltre, gli investimenti immateriali agevolabili e le percentuali di credito e tetto massimo sono stati aumentati. Ora le imprese sono incentivate ad investire in:

  1. Beni strumentali: hardware, software e infrastrutture di rete.
  2. Sviluppo, innovazione e design, inclusi investimenti nella sostenibilità aziendale e nell’economia circolare.
  3. Formazione, per sottolineare l’importanza della formazione continua e dello sviluppo delle competenze digitali.

 

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I trend della digitalizzazione delle imprese per il 2023

Nel corso del 2023 le imprese percorreranno una digitalizzazione sempre più completa, indipendentemente dalle loro dimensioni.

Tra i trend principali della Digital Transformation del 2023 si prevede un crescente impiego di Intelligenza Artificiale (AI) e Machine Learning (ML). I dati aziendali verranno elaborati attraverso algoritmi complessi, consentendo un miglioramento delle performance aziendali e riducendo al minimo gli errori umani. Un’altra tendenza emergente è l’uso di strumenti low-code e no-code, che permettono anche a coloro che non sono sviluppatori di creare applicazioni innovative per facilitare il lavoro delle unità produttive.

La Sicurezza e la protezione della Privacy rivestiranno un’importanza sempre maggiore. Le aziende gestiscono oggi un’enorme quantità di dati, inclusi dati personali dei clienti, che svolgono un ruolo fondamentale nella creazione di esperienze personalizzate. È quindi essenziale mantenere i dati al sicuro. Inoltre, per mantenere e facilitare il lavoro da remoto, la digitalizzazione dovrà concentrarsi sulla creazione, assistenza e sicurezza delle aziende che operano con una forza lavoro ibrida (in ufficio e da remoto).

Infine, l’automazione sarà un elemento chiave nella Digital Transformation, che renderà le attività semplici e ripetitive sempre meno dipendenti dall’intervento umano.

 

Assisteremo ad una “iper-automazione”, grazie alle tecnologie low-code/no-code, il Machine Learning e l’Intelligenza Artificiale, che migliorerà l’operatività aziendale in tutti i settori.

I fondi del PNRR sono un’occasione irrinunciabile per le aziende nel nostro Paese. La digitalizzazione sarà determinante per quelle imprese che desiderano essere sempre più competitive, efficienti e sostenibili nel futuro digitale.

 

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